Il PD, o lo spirito del neoliberalismo

Introduzione

Quando il Presidente Mao Tse Dong accolse Richard Nixon, il movimento comunista internazionale restò sbalordito. Nessuno riusciva a spiegarsi per quale ragione la Repubblica popolare potesse accogliere un tale f4sc1st4 in pompa magna. Mao, con calma, rispose “i reazionari mi piacciono perché parlano chiaro”.

Ecco, dunque, che cosa ci piace di Meloni: che sia così spudoratamente f4sc1st4. E non ci sorprendono – anzi ci annoiano – tutti quei video-soccorso delle talpe di fanpage dentro le sedi dei fratellini d’Itaglia. Non ci aspettiamo nulla di più che questo: saluti romani, WilDu(s)c3 e l’altro tizio più cattivo di lui. Fanno ridere. E ci sarebbe da capire come chiudere le sedi di questa gentaglia piuttosto che ficcarcisi dentro per filmarli: il problema fondamentale non è che dicano WilDu(s)c3 o che guardino “M il figlio del secolo” facendo il tifo per il Du(s)c3 e sperando che non finisca appeso a testa in giù e pieno di piscio (e merda). Il problema è ciò che fanno in funzione di ciò in cui credono. Ma Loro – i f4sc1st1 – sono, almeno, riconoscibili. I f4sc1st1 al governo e i loro sostenitori (fasci anche loro) sono tutti uguali: non sanno mettere due parole in fila, odiano donne, arabi e comunità LGBTQI+  (anche se non sanno per cosa stia la sigla) e – paradosso del nuovo secolo – amano profondamente Israele. Noi, però, in quest’articolo non vogliamo parlare dei nostalgici del Ventennio, né tanto meno turlupinare i nostri e le nostre colleghe che ci leggono in questo momento con la solita manfrina su quanto sia reazionario il nostro governo, su come Meloni sia una serva di Washington (genuflessa con Biden, genuflessa con Trump), o, peggio ancora, spiegare perché il nostro governo – più che f4sc1st4 – sia profondamente neoliberista: sono tutte cose note.

Il nostro obiettivo, in quest’articolo, è un altro. Dalle parole di Mao Tse Dong, vogliamo cercare di spiegare perché nel nostro paese l’unica cosa peggiore della destra è il PD. Per farlo, procederemo per gradi. Anzitutto, cercheremo di tratteggiare il profilo generale di questa deforme massa pseudopolitica dal nome sterile, dalla grafica oscena e dal contenuto assente che chiamiamo PD, per poi definirne brevemente le responsabilità nella degenerazione dello Stato sociale nel nostro paese. Non abbiamo la minima intenzione di esaurire l’argomento in queste poche righe. Piuttosto, abbiamo intenzione di aprire un dibattito, di approfondire un problema e di cercare, per quanto difficile possa essere, di trovare un accenno di soluzioni.

Il PD, lo spirito del neoliberalismo

Il PD. Da dove cominciare? Ci siamo chiesti di che cosa parlare, quali riforme approfondire, quali personaggi nominare. Ci sarebbe il materiale per scrivere un libro. Anzi no, una trilogia. Immaginiamo il titolo: Il PD: la morte della sinistra (2000-2010); Il PD: il cadavere putrefatto della sinistra (2011-2016); Il PD: dai ancora non vi siete levati dal c4zz0? (2017-). Non ne abbiamo il tempo. Abbiamo allora deciso di cominciare tentando di dare una definizione a questa grigia sigla, “PD”[1].

I più pignoli noteranno che il Partito Democratico con questa denominazione nasce solo nel 2007 e che quindi noi sbaglieremmo a riferirci con questo epiteto (PD) all’intera storia del Partito Democratico della Sinistra (la sventurata sigla PDS) sommata a quella del partito dei Democratici di Sinistra (l’altrettanto sventurata sigla DS) e a tutte le volte che questi hanno fatto parte della coalizione dell’Ulivo insieme con La Margherita. Bene, tagliamo la testa al toro, facciamola corta: la marmaglia infeconda che ha governato questo paese negli ultimi trent’anni sotto il nome dell’Ulivo prodiano corrisponde in quest’articolo al PD, di cui ci serviamo più come di una categoria politico-analitica che di una esclusivamente storico-descrittiva. Il PD è la metafora della Sinistra che ha perduto la propria identità politica. “PD” significa fine delle lotte sociali, abbandono della classe lavoratrice e della giustizia sociale e quindi può racchiudere, deve racchiudere tutti coloro i quali hanno contribuito a ché ciò si realizzasse. In breve: non esiste cosa più partitodemocratica di eliminare l’aggettivo comunista dal titolo del proprio partito, Occhetto docet.

Fatta questa breve, ma necessaria precisazione, torniamo al discorso principale: come smascherare il PD? Come provare brevemente il suo carattere estremamente ed eminentemente reazionario e il modo in cui si fanno prendere per il culo tutti quelli che lo votano, o peggio ancora che se ne fanno in buona fede la tessera? Prima di tutto, abbiamo pensato di provare a vedere se il PD avesse mai fatto qualcosa “di sinistra” (che brutta espressione). In uno dei pochi bei libri obbligatori per superare gli esami qui ad Unibo[2], si trova scritto che se proprio si vuole restringere il campo, l’unica vera differenza storica tra Destra e Sinistra è che la prima ha sempre difeso l’inasprimento delle diseguaglianze, mentre la seconda ha sempre tentato di restringerle.

Dunque, la destra combatte per la diseguaglianza e la sinistra combatte per l’uguaglianza (in tutti sensi descritti dall’articolo 3 della nostra costituzione[3]). Da Berlusconi a Salvini, passando per Meloni, possiamo dire che per la destra l’esame è superato a pieni voti. Ma cosa dire dei vari D’Alema, Prodi, Rutelli, Renzi, Gentiloni, Letta e Schlein? Se teniamo come paradigma analitico la dicotomia uguaglianza/diseguaglianza, questi cialtroni e insieme con loro questo rigurgito democristiano che qualcuno ha avuto la brillante idea di chiamare Partito Democratico andrebbero messi nel campo della Destra. Sentiamo già il sudore del sedicente studente iscritto all’albo dei giovani democratici (e ad ogni sua formale estroflessione) scendergli goccia dopo goccia giù per il viso. “Ma come si permettono?! E i matrimoni egualitari?! E la cannabis a scopo terapeutico?! E l’europeismo?! E la libertà?!?!”. Intendiamoci, sono tutte cose molto serie, eccezion fatta per l’”europeismo”, che ad oggi ci pare descriva più il narcisismo di quello sfigato di Carlo Calenda ed un desiderio nascosto di distruzione nucleare, che non una vera “corrente politica”. E infatti, non perculiamo il piddino per la natura dei diritti civili, i quali costituiscono una parte fondamentale della lotta politica cui noi in primo luogo aderiamo. Qui, ci limitiamo a rilevare il consumarsi di un passaggio storico, di uno spostamento paradigmatico epocale avvenuto con la crisi della società salariale e la trasformazione della liberaldemcorazia in democrazia liberista, la quale ha per carattere fondamentale l’inesistenza di un piano politico che operi positivamente in ambito sociale e collettivo. È la vittoria della libertà del singolo, di classe elevata, sull’uguaglianza sociale progressiva della collettività in nome della riduzione delle differenze di classe. È la ragione neoliberale, che opera a destra e a sinistra, da destra a sinistra, senza freni né opposizione.

A questo punto occorre fare un breve riassunto delle responsabilità della classe dirigente del Partito Democratico nella storia recente del nostro paese. Indirettamente o direttamente, il PD e i volti che l’hanno colorato con l’incedere del tempo sono responsabili di: 1. intervento militare in Jugoslavia (D’Alema I); 2. Riforma del titolo V della Costituzione (Amato I, segretario Fassino); 3. Alleanza con Berlusconi, riforma Fornero del lavoro e delle pensioni, pareggio di bilancio in costituzione (Monti I, segretario del PD Bersani); 4. Jobs act, Buona Scuola e memorandum con la Libia con annesso tentativo di distruggere la costituzione italiana (Renzi I); 5. Essere contro il salario minimo e contro il Reddito di cittadinanza (Gentiloni, Martina, Zingaretti, Orlando); 6. Aver governato con la Leganord e aver sostenuto il governo Draghi, la consegna di armi senza fine all’Ucraina e ad Israele; 7. Aver accolto Carlo Calenda nelle liste elettorali per le elezioni politiche del 2022 (che ne uscì fondando il Terzo Polo); 8. Elly Schlein.

La somma di queste porcherie, che riassumono con un volo pindarico trent’anni di massacri sociali e corruzione della politica, ci fanno giungere ad una conclusione: nel preciso istante in cui Achille Occhetto ha pronunciato l’abolizione del nome Partito Comunista Italiano (oltre ad essersi segretamente cagato addosso mentre piangeva lacrime coccodrilliche) ha confermato l’abolizione del progetto politico che quel partito aveva rappresentato per 70 anni, attraverso la clandestinità sotto il f4scismo, la lotta di liberazione partigiana e contro gli intrighi del potere democristiano.

Non abbiamo la presunzione, né tanto meno l’intenzione di attribuire al PD le ragioni complessive della sconfitta politica del movimento operaio nel nostro paese. È nel solco del più ampio processo di disarticolazione della democrazia liberale a contenuto sociale (formatasi in Italia dopo il 1945) che il PD è nato ed ha cominciato ad operare. Esso è, diciamo, l’esempio più calzante della fine del ruolo di corpo intermedio tra Stato e Società che i partiti hanno svolto nel nostro paese nella seconda metà del XX secolo. Di questo bisogna parlare: non di quello che sarebbe potuto essere, ma solo di ciò che è e di ciò che fa il PD, in modo tale da comprendere l’intima funzione che svolge.

Le responsabilità del Partito Democratico risiedono essenzialmente nell’aver abbandonato la lotta per la giustizia sociale e per la difesa di una proprietà sociale diffusa in un programma politico di progressiva redistribuzione della ricchezza, divenendo – non meno di Thatcher in Inghilterra e Reagan negli USA – il più caloroso alfiere delle pratiche politico-economiche del neoliberalismo in Italia. Sono delle grandissime responsabilità, dalle quali riteniamo di dover trarre un’unica, urgente conclusione: il PD è l’ombra di sé stesso. È un partito già morto, che muore ogni giorno di più. Accanto a questo, si consideri il supino consenso ed il costante stato di genuflessione nei confronti di Washington che caratterizza la postura di ogni membro di ciò che oramai, più che un partito, pare essere divenuta una semplice (e malfunzionante) macchina elettorale. Come tale, il PD millanta una presunzione antipopolare. Ha abbandonato le istanze paradigmatiche della sinistra e, nel buio ideologico più totale, tenta di costruire la propria identità attorno ad un’opposizione che non c’è, che non fa: che non ha la forza, né la legittimità di fare.

Il PD sprofonda insieme con il parlamento. Dovrebbe far opposizione ad una destra che più destra non si può, e non fa nulla. In questa direzione, davanti alla linea politica internazionale del governo, caratterizzata esclusivamente dal “fare ciò che ordinano gli Stati Uniti” (che si tratti di Biden piuttosto che di Trump), compreso invio di armi sino ad esaurimento ucraini per distruggereh la Russiah! (da leggersi con voce di Rampini) e compartecipazione allo sterminio dei palestinesi a Gaza, ci aspetteremmo da parte della sinistra una forte opposizione, delle battaglie condotte in nome della pace, o quanto meno (quanto meno!) la condanna del genocidio condotto da Israele in Palestina.

Cerchiamo di fare una breve ricostruzione[4]. Com’è noto, sabato scorso, il peggio della politica, del giornalismo e del mondo dello spettacolo italiano è sceso in piazza con le lacrime agli occhi, il viso rosso di sudore e le mani nei capelli al grido “EU-RO-PA EU-RO-PA EU-RO-PA!!!”. Che qualcuno spieghi a questi signori  che l’EUROPAH per la quale piangono e si dimenano ha appena ordinato un progetto di RIARMO dal costo di 800 MILIARDI di euro (650 da raggiungere con l’aumento della percentuale PIL destinato alla spesa militare sino all’1,5% e 150 a debito). La stessa Europa che ha rifiutato di fare debito in passato, facendo morire la gente, decide adesso sì di fare debito, ma per fare morire la gente.

È successo un disastro: dopo che Trump e Vance hanno bullizzato in diretta mondiale il Zelensky, per poi bloccare gli aiuti militari all’Ucraina dopo averla spremuta, schiacciata e spappolata come un’arancia a Ivrea, in tutta Europa si sono persi i punti di riferimento. Non si capisce più quale culo leccare. Ma, per nostra grande fortuna, in Italia esiste la Sinistra, coerente, guerrafondaia e complice del genocidio palestinese chiunque occupi la Casa Bianca.

Abbiamo assistito, negli ultimi due anni, ad una sostanziale equivalenza tra governo e PD (formalmente all’opposizione) in politica estera. Vediamo, insieme, in tal senso, un piccolo estratto di un intervento parlamento fatto a sinistra avvenuto prima dei fatti della Sala ovale.

Che cosa avrà mai detto, allora, il senatore Delrio (PD), davanti alla tracotanza guerrafondaia del f4sc1st4 Ignazio La Russa? Chiediamo scusa se non l’abbiamo messo tutto, ma non siamo riusciti neanche noi a finirlo:

Grazie presidente, signor ministro. I democratici italiani confermano il pieno appoggio alle Sue comunicazioni. Appoggio serio, perché Lei ha detto parole serie. Siamo molto in sintonia sulla politica estera. Anzi, direi che più che noi ad essere d’accordo con voi, siete voi d’accordo con noi, finalmente. Perché questa politica estera è stata decisa quando c’era un governo in cui era presente il Partito Democratico.  Ricordo per esempio un po’ di polemiche della presidente Meloni nel 2016 quando il Governo Renzi decise di potenziare il contingente Nato in Lettonia. Questo per dire che facciamo adesso finalmente le stessi analisi […]

Prrrrrrrrrrrrr. Si, una pernacchia. È questa l’unica cosa seria che ci sembra possibile poter affermare. Ma, volendo argomentare, allora non possiamo fare altro che ri-confermare la sostanziale identità tra PD e Governo in politica estera. Al parlamento europeo, al netto dell’inutilità politica dell’unico organo eletto democraticamente dell’Unione, PD e Fratelli d’Italia hanno votato per il riarmo. Più precisamente, i reazionari che parlano chiaro (Fratelli d’Italia) hanno votato compattamente per il a favore del Rearm Europe, mentre i reazionari nascosti (PD) si sono divisi tra dieci voti a favore e undici astensioni (Compagni!). Oggi, che Schlein scende in piazza unendosi al giubilo psicotico e guerrafondaio di Von Der Leyen e che Meloni si presenta camaleonticamente alla riunione dei volenterosi[5] dividendosi tra capre (Trump) e cavoli (Bruxelles), la situazione è sostanzialmente immutata. Se cambierà, pare che non sarà in meglio, staremo a vedere. In ogni caso, abbiamo elementi a sufficienza per affermare che prima di presentarsi formalmente come un’alternativa alla destra in questo paese, il PD dovrebbe confermare di esserlo sostanzialmente. Ma ciò che il PD è sostanzialmente è il nulla politico. Una scoreggia silenziosa.

È questo il grande dilemma a spirale che risucchia costantemente la sinistra e che, francamente, ce li fanno stare davvero molto, molto antipatici. È nell’incapacità di porsi come un’alternativa a ciò che dichiarano essere il loro opposto categorico che si spiega l’incontro tra Mao e Nixon.

Il PD dovrebbe dire che l’Italia è in recessione, che il 2024 si è chiuso con più di 1000 morti sul lavoro e che i contratti sono sempre più precari. Ma il suo spirito è neoliberista. Deputati e ministri del PD hanno compiuto il Jobs Act, hanno avallato Berlusconi, Monti, Draghi, hanno tentato di sventrare irreversibilmente la Costituzione italiana e ora si fanno complici di un riarmo psicopatico, che butta un sacco di soldi nel campo della morte, togliendoli dall’istruzione, dalla sanità, dal lavoro, dalle università. Non hanno speso una singola parola in favore della resistenza palestinese, né di condanna nei confronti del genocidio sionista. Non ci hanno capito niente e continuano a non capirci nulla sulla Guerra in Ucraina, per la gestione della quale si sono addirittura complimentati con La Russa e Meloni… mentre adesso gridano il disperato desiderio di continuare ad armare una guerra persa, perfettamente consapevoli di stare nutrendo così il più pericolo dei mostri: il mercato delle armi, della guerra, della morte.  Non c’è possibilità di argomento. Sono prigionieri della loro storia: la storia di una reazione nascosta, che oggi cominciamo a smascherare.

Gt Ung

 

Bibliografia e fonti

Caporali, Riccardo; Uguaglianza; Bologna; Il Mulino; 2012.

Galli, Carlo; Democrazia, ultimo atto?; Torino; Einaudi; 2023.

Canfora, Luciano; La Democrazia dei signori; Roma, Laterza, 2022.

Canfora, Luciano; La metamorfosi; Roma, Laterza, 2021.

Articoli:

https://contropiano.org/news/politica-news/2025/03/16/la-maggioranza-del-paese-e-contro-il-riarmo-ce-spazio-per-lavorarci-sopra-0181311

https://www.ilfattoquotidiano.it/in-edicola/articoli/2025/03/16/la-piazza-dellue-per-tutti-i-gusti-schlein-gentiloni-e-appelli-alla-sinistra-unita/7915741/

 

[1] I più attenti sapranno già che cosa dovrebbe voler dire “PD” per far sì che “la carta del partito” la voglia “pure io”.

[2] Caporali, Roberto, Uguaglianza, Bologna, Il Mulino, 2012.

[3] Cit. Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali.

[4] con la consapevolezza che, alla velocità con la quale si verificano i rivolgimenti geopolitici per la contraddittorietà della fase che stiamo vivendo, quando l’articola sarà uscito, potrebbe essere già cambiato tutto.

[5] Volenterosi di fare la Terza Guerra mondiale, cioè di spedire truppe di “peacekeeping” e di esportazionedemocratica in Ucraina.

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