Il 15 marzo 2025 a Roma, città eterna, si sono svolte due manifestazioni: l’una in favore della Terza guerra mondiale e l’altra contro la Terza guerra mondiale. Della prima, indetta da Michele Serra, frequentata da Carlo Calenda, Elly Schlein, Nicola Fratoianni, Maria Elena Boschi, e poi Luciana Litizzetto, Claudio Bisio, Fabio Fazio, eccetera, non ci preme parlarne. Sono incommentabili e non meritano alcun commento. Basti pensare che hanno deciso di riunirsi a Roma per festeggiare uno dei più grandi crimini sociali mai compiuti dai tempi del draghiano Whatever it takes: 800 miliardi da destinare alla guerra, e non alla pace, non alle scuole, non al lavoro, non alla transizione energetica, non all’università, alla sanità, all’istruzione. Soldi chiesti e celebrati per LeonardoSPA. Ci sembra così assurdo, che non vale la pena perdere tempo a discuterne.
Vogliamo raccontare piuttosto che c’è un’altra Italia. Che, mentre l’analfabetismo borghese festeggiava uno dei più colossali investimenti nel mercato bellico della Storia dell’Unione Europea, altrettante migliaia di persone sono scese in piazza: lavoratori, Sindacati di base, organizzazioni studentesche, parti del movimento hanno attraversato Roma per gridare un secco NO alle politiche del riarmo.
Dopo l’assemblea nazionale di Potere al Popolo!, il corteo svoltosi a qualche isolato dal raduno piddiano della borghesia radical chic italiana con l’elmetto ha dato voce a quella parte del paese che non vuole la guerra e che non vuole che neanche un euro venga destinato alle multinazionali delle armi. Questa parte del paese cresce sempre di più e, ad oggi, corrisponde al 39% dei cittadini, secondo un sondaggio Ipsos presentato dal Corriere della Sera. È una buona notizia. Rilanciamo per questo la necessità di organizzare una manifestazione nazionale contro la guerra e contro un’Unione Europea produttrice di morte, genocidio e devastazione.