Esprimiamo la nostra massima solidarietà all3 compagn3 di Potere al Popolo e di Cambiare Rotta che negli scorsi mesi sono stat3 vittime di infiltrazioni da parte di agenti di polizia sotto copertura.
Nelle scorse settimane Potere al Popolo, con l’aiuto di Fanpage, ha scoperto e denunciato l’infiltrazione di cinque agenti dell’antiterrorismo sotto copertura che si erano inseriti nelle organizzazioni giovanili del CAU e di CR. I cinque agenti si sarebbero infiltrati nel Collettivo Autonomo Universitario di Napoli e all’interno di Cambiare Rotta a Milano e a Bologna, mentre a Roma l’operazione non sarebbe riuscita. Si tratta di un fatto di una gravità inaudita che testimonia la crescente tendenza autoritaria e la preoccupante stretta repressiva portata avanti dal governo Meloni. Infatti, questa operazione di controllo e spionaggio si dimostra perfettamente in linea con l’approvazione del DDL 1660 e con le altre misure volte a inasprire i reati politici e di sciopero nel nostro Paese. Non è un caso, infine, che le infiltrazioni si verifichino dopo le denunce a pioggia che avevano già colpito alcun3 militanti di Cambiare Rotta iscritt3 all’Unibo.
Per questo motivo apprendiamo la notizia con preoccupazione ma non con stupore. Non è un caso che il nostro governo, impegnato su diversi fronti a condurre politiche antipopolari (come il rialzo della spesa militare al 5% del PIL e la prosecuzione degli aiuti a Israele mentre porta avanti il genocidio del popolo palestinese), si preoccupi di colpire le organizzazioni che si oppongono con forza ai suoi progetti criminali. Questo tipo di infiltrazioni nelle organizzazioni di classe non sono una novità se si guarda alla storia del nostro Paese, ma si tratta comunque di un episodio sconcertante che ci deve mettere in guardia.
La notizia, ovviamente, è passata sotto il silenzio stampa dei media mainstream. I nostri giornali e le nostre emittenti televisive, legate ai principali gruppi imprenditoriali italiani (come il Gruppo Gedi, Cairo o Mediaset) hanno dimostrato ancora una volta quali interessi e quali potentati vogliono servire. Anche solo una cinquantina d’anni fa, quando le istituzioni erano più attente alla garanzia dei diritti costituzionali per le classi subalterne e il giornalismo poteva dirsi più indipendente, questa notizia avrebbe fatto scandalo. Nell’Italia di oggi, invece, attentati alla democrazia come questo non trovano più alcuna risonanza. Anche per questo motivo è di fondamentale importanza alzare la voce, diffondere la notizia e fare pressione nei confronti del governo Meloni, che ancora non si è degnato di rispondere alle tre interrogazioni parlamentari che gli sono state rivolte nel merito.
Per tutte queste ragioni anche noi saremo presenti al presidio davanti al rettorato (via Zamboni 33) martedì 1 Luglio alle 17.00 per denunciare l’accaduto e per chiedere delle spiegazioni.